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Data di pubblicazione: 03 agosto 2024

Quarta sconfitta

La Nuova Pescara
Abruzzo

La sezione quinta del  Consiglio di Stato, con la sentenza n. 6871, pubblicata il 31 luglio, quindi ancora calda, lo ha confermato: L’Aquila deve avere un comandante della Polizia locale. E’ la quarta sentenza avversa al Comune dell’Aquila: due del Tar e due del Consiglio di Stato. Dunque, il Maggiore della Polizia locale dell’Aquila, Luca Andreozzi, protagonista del ricorso, batte il sindaco Pierluigi Biondi 4-0. La partita è terminata? Non lo sappiamo, ma è certo che questo ultimo autogol, perché di questo si tratta, non ce ne vogliano l’ottimo ufficiale aquilano e il suo validissimo collegio di avvocati, è costato denaro pubblico perché, oltre alla condanna nel merito, è arrivata l’ennesima condanna alle spese. La Corte dei Conti prima o poi arriverà e queste somme certo le dovrà risarcire qualcuno e non dovranno pagarle i cittadini che già subiscono un corpo di Polizia locale acefalo.

E siamo a quota quattro sentenze contro l’operato del Comune dell’Aquila. Errare è umano, perseverare è diabolico. Intestardirsi contro tutto e tutti pur di non avere un comandante della Polizia locale all’Aquila è inaccettabile. 

Tra l’altro, L’Aquila è il collegio elettorale di Giorgia Meloni: la premier è consapevole che il suo collegio non può avere un corpo di Polizia locale diretto da un comandante perché il sindaco Biondi e la sua amministrazione vogliono, o meglio avrebbero voluto, avere un semplice dirigente amministrativo?

Il 31 luglio il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 6871, ha ribadito che L’Aquila non è un’enclave con legislazione a parte. E’ parte di questa Nazione dove si applicano le stesse leggi in vigore dalla Sicilia al Trentino.

I giudici di Palazzo Spada hanno ricordato che  “con sentenza n. 2518 del 15 marzo 2024 di questa stessa sezione, è stato affermato che la precedente assegnazione ad interim all’avvocato del comune (avv. Domenico De Nardis), era già illegittima dal momento che: a) la funzione di comandante dei Vigili urbani può essere assunta soltanto da personale dei “ruoli” della stessa polizia locale. Ciò è espressamente previsto dalla legge regionale n. 42 del 2013. Numerose in tal senso le segnalazioni della Regione Abruzzo che, nel corso del giudizio di primo grado, è tra l’altro intervenuta ad adiuvandum; b) la ratio risiede nel fatto che il personale dei ruoli della PM viene originariamente reclutato con certi criteri e secondo determinati profili professionali e formativi, tali da poter svolgere funzioni di polizia giudiziaria, di sicurezza pubblica e stradale (mansioni di una certa delicatezza che non sono abilitati a svolgere funzionari e dirigenti di altri settori “ordinari” dell’ente)”.

E poi è arrivato il primo fendente: “Prima di avere cognizione di tale sentenza il Comune dell’Aquila, sulla base della sentenza di primo grado del Tar, poi confermata da questa Sezione con la ridetta sentenza 2518 del 2024, si era già adeguato a tale dictum giudiziale – a suo dire – attribuendo questa volta l’incarico ad interim, con delibera della giunta comunale n. 189 del 27 aprile 2023, al direttore del Dipartimento Amministrazione generale della stessa amministrazione comunale.”

Questo dirigente ha adottato atti di riorganizzazione che sono stati a loro volta impugnati e sui quali il Tar ha ribadito quanto sopra. E siamo di nuovo arrivati al Consiglio di Stato che con la predetta sentenza ribadisce l’assunto.

Tutti i motivi dell’appello proposti dal Comune dell’Aquila, che per uno strano e ancor più assurdo gioco delle parti era difeso proprio da quell’avvocato De Nardis, protagonista suo malgrado del motivo del contendere della prima nomina bocciata dal Consiglio di Stato, sono stati respinti.

 

I quattro motivi d’appello sono stati smontati con rimandi e richiami già noti, costringendo i giudici a ricordare che lo avevano già scritto altri colleghi di Palazzo Spada e altri colleghi delle due sentenze della giustizia di merito (Tar).

Ma il 31 luglio è un’altra data che scotta. Perché sembra che mercoledì sia anche scaduto il termine contenuto nella diffida, sempre a firma dei legali di Andreozzi, per adempiere alla nomina di un comandante nel rispetto della prima sentenza del Consiglio di Stato.  E sembra che il Prefetto dell’Aquila abbia già individuato il Commissario ad acta, o lo stia facendo in queste ore, per la nomina d’imperio. Nomina che questa ultima sentenza ha solo il pregio di dover accelerare.

Ma siamo davvero di fronte ad un caso nazionale che non può e non deve essere taciuto. Per la prima volta in Italia accade tutto questo, e accade in un comune capoluogo di Regione, con problemi seri di sicurezza stradale, di polizia edilizia e di sicurezza urbana. Il Prefetto de L’Aquila , rappresentante del Governo Meloni, potrebbe anche aver notiziato il Ministero dell’Interno e la Presidenza del Consiglio per l’assurdità della vicenda.

E’ certo che la querelle continua. Immaginiamo o almeno proviamo a farlo. Chi sarà il nuovo Comandante, sgradito a prescindere, di nomina prefettizia, che dovrà raccordarsi con un sindaco che non lo voleva e non lo vorrà sino all’ultimo giorno del suo mandato? E se poi il sindaco dovesse ravvedersi e sceglierlo su base fiduciaria, come ben avrebbe potuto fare sino ad oggi, quali requisiti avrà questa figura che ci sono voluti sette anni per individuarli? Sì perché all’Aquila un comandante manca dal 31 ottobre 2017.

 

Fonte: La Nuova Pescara

 

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