Dalla fine dell' 800 in poi, comunque, si diffonde alle varie latitudini il ricorso alle "Guardie Comunali", dipendenti dai Sindaci ed inquadrate in Regolamenti Comunali. Sono diversamente organizzate a seconda della realtà locale, e talora vengono demandati loro compiti anche diversi da quelli a cui siamo abituati a pensare. In diverse città, infatti, i Corpi di Guardie sono fuse con quelli dei Pompieri, come a Genova o a Verona, mentre in realtà di tipo diverso assumono il ruolo di Guardie Campestri, per tutelare le proprietà agrarie dai furti e contrastare il bracconaggio. Soltanto nei primi anni del 1900 si hanno le prime testimonianze della denominazione di "Vigile Urbano", un termine che gli stessi operatori usano con orgoglio perché considerato più rispondente ai propri compiti ed al proprio ruolo istituzionale.
Dal punto di vista legislativo, in un paese che sta appena costituendosi in Nazione intorno al Piemonte, è data ampia libertà ai Comuni di emanare regolamenti per regolare il funzionamento dei propri Corpi di Guardie Municipali. Già a partire dalle leggi di Pubblica Sicurezza emanate dal Regno di Sardegna nel 1859 in poi, però, ci sono le prime attribuzioni di funzioni di Pubblica Sicurezza alle Guardie Municipali (Art. 133 L. 13.11.1859 n. 3720). Nello stesso periodo (1860), a Bologna, il Minghetti proponeva un progetto per la trasformazione delle Guardie municipali sul modello dei Bobbies inglesi. Altri accenni, più o meno indiretti, a questa prerogativa comunale si trovano nel regolamento d'esecuzione della legge comunale e provinciale del 1889 (Regio Decreto N. 5921), che vieta ai Comuni l'adozione di divise e distintivi simili a quelli dei corpi armati dello Stato e nel T.U della legge comunale e provinciale del 1934, che ne rende obbligatoria la dotazione organica.
Anche se per avere una vera e propria legge interamente dedicata alla Polizia Municipale bisognerà aspettare ancora molti anni, fino al 1986, andando a spulciare nelle attività ministeriali si può notare che fin da tempi assai remoti si è registrato un certo interesse nei confronti delle Polizie Locali, viste, un po' come succede ai giorni nostri, come una potenziale risposta alla voglia di sicurezza da parte della cittadinanza, a fronte di una carenza di personale dello Stato.
Sarà Crispi, presidente del Consiglio e ministro dell'Interno, che, nel quadro dei suoi progetti di legge volti a riformare praticamente tutta l'amministrazione, nel 1887 presenterà un disegno di legge che parla delle Guardie Municipali. Questo prevederebbe la formazione di Corpi nelle principali città in cui fondere i servizi di Pubblica Sicurezza e Polizia Urbana. Si tratterebbe di presidi dello Stadio in cui confluirebbero gli agenti delle Guardie di Pubblica Sicurezza (che si scioglierebbero) e che lavorerebbero di concerto con i Carabinieri. Crispi giustifica la necessità del cambiamento con l'osservazione che fino a quel momento le Polizie Municipali hanno contribuito poco in termini di sicurezza. Alla proposta si oppongono fermamente le Amministrazioni Comunali, che invece vogliono continuare a gestire le rispettive Guardie Comunali, e non vogliono quindi vedersi limitare la propria autonomia. Viene istituita quindi una Commissione che giudica anche i modelli esistenti negli altri Paesi, e boccia la proposta di Crispi.
Dopo qualche mese, Crispi propone un nuovo disegno di legge col quale più semplicemente si dà facoltà ai singoli Comuni di chiedere che la Polizia Municipale sia affidata alle proprie Guardie Civiche, forma con la quale la legge stessa passerà al Senato.