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Data di pubblicazione: 13 luglio 2015

Comandante minacciato di morte

poliziamunicipale.it
Sardegna
Basta un click sul nostro osservatorio "vigili picchiati" per renedrsi conto di quanto siano frequenti le aggressioni alla categoria della polizia locale, che l'immaginario collettivo iedntifica con la figura sempre pronta a reprimere al primo errore e non come un punto di riferimento, primo presidio sul territorio a favore di sicurezza e vivibilità dei centri abitati italiani. Certo, in parte è colpa della categoria stessa, molto brava a svolgere il suo lavoro ma non altrettanto a farlo conoscere e apprezzare, ma è colpa pure delle numerose campagne mediatiche che periodicamente si alternano sulle pagine dei quotidiani e nei servizi televisivi. La polizia locale è un bersaglio facile, attaccarla crea consenso e non ha santi in paradiso che possano spendere una parola per lei.
Qualche giorno fa, su un telegiornale nazionale, sentivo riportata con enfasi l'aggressione ad un agente della polizia di stato, impegnata in servizi anticontraffazione (per altro congiuntamente alla polizia locale) in quel di Jesolo. Mi sono detto: ma come? agli agenti di polizia locale accade di continuo! Pensavo che i media non ne parlassero perchè la cosa non fa più notizia. Invece evidentemente il problema è proprio che accade alla polizia locale.
Per questo noi, invece, vogliamo parlarne il più possibile, di questi episodi. Vogliamo darne massima diffusione anche attraverso i canali offerti dalle sigle sindacali e dalle associazioni di categoria, vogliamo che il messaggio arrivi anche alla gente comune. Perchè al contrario di quanto pensa una parte della politica (le uniche riforme in tema di tutela e previdenza, negli ultimi anni, sono state tutte in senso peggiorativo), quando si parla di sicurezza, non esistono lavoratori di Serie A e lavoratori di Serie B.
Riportiamo quindi integralmente il racconto e lo sfogo del collega ed amico Dott. Sardo, riguardante un episodio che andrà ad alimentare le spiacevoli statistiche relative a minacce ed aggressioni alle divise.

Mavino Michele



Casteltermini, 11 07 2015
– Può un Responsabile della Polizia Locale, mentre compie il proprio dovere per la sicurezza della cittadinanza, essere minacciato di morte per aver chiesto di rispettare il codice della strada? Può un lavoratore essere pesantemente oltraggiato per avere svolto le funzioni che il suo ruolo gli impone. Eppure a Casteltermini, piccolo paesino dell'agrigentino, il comandante della Polizia locale, mentre si trovava in servizio con alcuni colleghi, è stato minacciato di morte, solo per avere chiesto ad un cittadino di liberare la strada, dove erano presenti pedoni, bambini e macchine, da un cavallo trainato che percorreva una importante arteria in controsenso.

<<Questa mattina mi trovavo in servizio insieme ai miei colleghi quando ad un certo punto è arrivato un cittadino, che stava trainando un cavallo e percorrendo corso Umberto in controsenso. Alla mia vista, C. L., ha cominciato ad agitarsi e a palesare un immotivato nervosismo, visto che l'ho solo invitato, per motivi di sicurezza stradale, a non intralciare il traffico e a portare l'animale fuori dalla zona nevralgica, imboccando la prima traversa utile. C.L. ha cominciato ad insultarmi e a rivolgere pesanti ingiurie al mio indirizzo, fino ad arrivare a minacciarmi di morte.

Dopo il mio allontanamento, – ha continuato il Dott. Sardo – sono intervenuti i carabinieri della locale stazione, che hanno cercato l'uomo senza successo. Ho anche convocato vari cittadini che avevano assistito alla vicenda, ma tutti, con fare tipicamente omertoso, hanno dichiarato di non avere visto e sentito nulla. Come la procedura e il dovere prevedono ho notiziato PM di turno, questo per non solo per salvaguardare la mia incolumità fisica ma, soprattutto, per non permettere a nessuno di arrogarsi il diritto di minacciare un comandante di Polizia locale e oltraggiare non solo l'uomo ma anche l'Istituzione che nell'esercizio delle proprie funzioni rappresenta>>.

L'offesa e la minaccia di un pubblico ufficiale mette in discussione non solo l'onore e ila dignità dell'offeso in relazione alla funzione pubblica esercitata, ma anche il prestigio dell'ente di competenza e quindi di tutta la comunità di appartenenza.
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